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Il Foglio n°334

Libri

Riscoprire il silenzio
- Nicoletta Polla-Mattiot (a cura di)
di Anna Folli

Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra”, sostiene Nicoletta Polla-Mattiot nell’introduzione, “germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo, ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo scandito da pieni e vuoti. E’ questo respiro a renderlo intellegibile e condivisibile con altri”. Silenzio come condizione dell’ascolto. Come scelta deliberata e consapevole per farsi ascoltare e per ascoltare. Oppure per parlare un linguaggio diverso, che non mascheri attraverso le parole il nostro vero pensiero. E’ questa la tesi di fondo di “Riscoprire il silenzio”, un libro capace di coinvolgerci in un’avventura intellettuale. La curatrice ha scelto di intraprendere un viaggio attraverso il mondo dell’arte e della musica, della poesia e della natura, dell’antropologia, del cinema e del teatro, tenendosi ben aggrappata al suo filo rosso. Per circumnavigare questo universo si è avvalsa dell’apporto di antropologi (Massimo Canevacci) scrittori (Raul Montanari), psicanalisti (Giuseppe Maffei, Alberto Schon e Manuela Trinci) artisti (Massimo Kaufmann), musicologi (Carlo Migliaccio), geografi (Franco Farinelli), di esperti di biodiversità (Andrea Pirovano), di studiosi di teatro (Giorgio Ieranò) e di retorica (Franca Parodi Scotti). Ognuno approfondisce questo tema attraverso la propria sensibilità e competenza, scoprendone ogni volta una diversa sfaccettatura. Ma in una cosa sono tutti concordi: il silenzio non è rinuncia.
Al contrario è un sistema di comunicazione alternativo. Un’arte con regole precise che devono essere comprese e imparate: “Tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica” sostiene Marcel Marceau, uno dei mimi più poetici e geniali di tutti tempi. “Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima: con il corpo, con il cuore, con lo sguardo. Non basta fare dei gesti”.
D’altra parte in un mondo in cui “l’assedio verbale è la norma”, il silenzio diventa ricchezza, possibilità, guarigione dalla malattia dell’eccesso. Il silenzio è nutrimento per l’anima. E forse per questo viene visto con timore e apprensione nel nostro mondo ipercinetico che teme la sosta e l’approfondimento. Ma il silenzio viene anche ricercato come valore, come privilegio estremo.
Verrebbe quasi da dire che dove la parola troppo spesso è soltanto rumore, maschera, inganno, il silenzio sia invece nobile, eletto, addirittura illuminante. Che faciliti fantasie e pensieri.