Libri
Riscoprire il silenzio - Nicoletta Polla-Mattiot (a cura di)
di Anna Folli
Nell’intercapedine silenziosa che si
pone tra una parola e l’altra”, sostiene
Nicoletta Polla-Mattiot nell’introduzione,
“germina la possibilità di comprensione.
Il pensiero ha bisogno non solo
di tempo, ma di spazi e, come il linguaggio,
prende forma secondo un ritmo
scandito da pieni e vuoti. E’ questo respiro
a renderlo intellegibile e condivisibile
con altri”. Silenzio come condizione
dell’ascolto. Come scelta deliberata e
consapevole per farsi ascoltare e per
ascoltare. Oppure per parlare un linguaggio
diverso, che non mascheri attraverso
le parole il nostro vero pensiero. E’
questa la tesi di fondo di “Riscoprire il
silenzio”, un libro capace di coinvolgerci
in un’avventura intellettuale. La curatrice
ha scelto di intraprendere un viaggio
attraverso il mondo dell’arte e della
musica, della poesia e della natura, dell’antropologia,
del cinema e del teatro,
tenendosi ben aggrappata al suo filo rosso.
Per circumnavigare questo universo
si è avvalsa dell’apporto di antropologi
(Massimo Canevacci) scrittori (Raul Montanari),
psicanalisti (Giuseppe Maffei, Alberto
Schon e Manuela Trinci) artisti
(Massimo Kaufmann), musicologi (Carlo
Migliaccio), geografi (Franco Farinelli),
di esperti di biodiversità (Andrea Pirovano),
di studiosi di teatro (Giorgio Ieranò)
e di retorica (Franca Parodi Scotti).
Ognuno approfondisce questo tema
attraverso la propria sensibilità e competenza,
scoprendone ogni volta una diversa
sfaccettatura. Ma in una cosa sono
tutti concordi: il silenzio non è rinuncia.
Al contrario è un sistema di comunicazione
alternativo. Un’arte con regole precise
che devono essere comprese e imparate:
“Tutte le arti, anche il silenzio,
hanno una grammatica” sostiene Marcel
Marceau, uno dei mimi più poetici e geniali
di tutti tempi. “Ma prima bisogna
sintonizzarsi sull’anima: con il corpo, con
il cuore, con lo sguardo. Non basta fare
dei gesti”.
D’altra parte in un mondo in cui “l’assedio
verbale è la norma”, il silenzio diventa
ricchezza, possibilità, guarigione
dalla malattia dell’eccesso. Il silenzio è nutrimento per l’anima. E forse per questo
viene visto con timore e apprensione
nel nostro mondo ipercinetico che teme
la sosta e l’approfondimento. Ma il silenzio
viene anche ricercato come valore,
come privilegio estremo.
Verrebbe quasi da dire che dove la parola
troppo spesso è soltanto rumore, maschera,
inganno, il silenzio sia invece nobile,
eletto, addirittura illuminante. Che
faciliti fantasie e pensieri.