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Anna n°17

Il silenzio ti fa trendy

Alberghi dove non vola una mosca, party "muti", discoteche per ballare "in cuffia". I locali a zero decibel fanno il tutto esaurito. Perché il nuovo motto è: non disturbare.

di Mariangela Rossi

Silenzio, si balla. Addio notti a tutto volume: arriva la Siient Disco. La discoteca dove ci si scatena sì, ma con le cuffie in testa. L'ultimo trend arriva dall'Olanda, che ha lanciato con successo i locali a zero decibel. E si prepara a debuttare alla grande al Flippaut Festival di Bologna: l'1 e il 2 giugno, sotto il tendone consacrato al rock, da mezzanotte in poi si ballerà armati di cuffie che trasmettono musica in FM stereo digitale. In religioso silenzio. «Che schifo!», tuona Dj Linus. Tanti zombie che "pogano" ognuno per sé? «Il bello è stare insieme!». Ma gli entusiasti non mancano. Tanto che la tecnologia Silent Disco sarà adottata anche a Glastonbury, il più grande festival rock del mondo, di scena dal 24 al 26 giugno in Inghilterra. Ballare fino all'alba senza problemi di inquinamento acustico? «Fantastico. Sono
favorevole alle novità tecnologiche», commenta Meg, ex cantante dei 99 Posse. Convinta che azzerare il volume possa addirittura amplificare il divertimento. E la qualità della musica.
Fracasso? No, grazie
Del resto, c'era da aspettarselo: nell'era dei cellulari e dell'I-pod, cuffie e auricolari diventano prolungamenti delle orecchie. I dialoghi sono muti, via sms. La musica si scarica da Internet e si riversa direttamente nei timpani. Fracasso? No grazie. Insomma, la lotta al rumore fa tendenza. Così ecco approdare anche da noi, i primi, surreali quiet-party, feste silenziose dove non si ascolta musica e non si parla: accettati solo sguardi, gesti, messaggi scritti. «L'ideale per gli introversi», assicura chi li ha inventati, Paul Rebhan, artista americano. Il risultato? «Un'esperienza estetica ed estatica», giura Klaus Mondrian, che organizza silent party nella sua art gallery di Roma. E mentre Venezia inaugura i "Mutus Party", Milano risponde con cene al buio, in monacale silenzio, all'Hotel Diana Majestic.
L'arte di tacere
Insomma, tacere è un'arte. Nobile, ma poco praticata. «Ci sono persone che parlano ininterrottamente, perché il silenzio le spaventa: è il pensare stesso che fa paura», osserva lo psichiatra Giuseppe Maffei, uno degli autori dei saggio Riscoprire il silenzio, a cura di Nicoletta Polla-Mattiot (Baldini Castoldi Dalai). Volete passare dalla teoria alla pratica? Niente di meglio di una vacanza in un "Relais du silence", alberghi dove non si sente volare una mosca, grazie a pareti insonorizzate e regole ferree che difendono un unico imperativo: do not disturb.