Confidenze dal Direttore
Gennaio, 2005. Sono in vacanza per una settimana (rubata ai ritmi della redazione) con Enrico, Bea e i miei suoceri sul Mar Rosso. Di questi paesaggi mi piace tutto, ma quello che, mi rendo conto solo adesso, non dimenticherò mai, è il silenzio che mi avvolgeva nel deserto del Sinai. Impossibile descrìvere a parole la sensazione di essere parte di qualcosa di così immenso come quelle montagne a perdita d'occhio che finiscono in mare, come quella sabbia finissima che si solleva e ti accarezza il corpo al minimo soffio di vento. E poi, quel cielo e quel mare così blu. Che fa venire voglia di tuffarsi (e per fortuna esìstono le mute, perché l'acqua è gelida) e scoprire che lì sotto, in mezzo a migliaia di pesci colorati e montagne di corallo di tutte le forme, quello che trionfa ancora una volta è il silenzio. Ecco quindi che, appena si torna in Italia, già all'aeroporto si prova un brivido. In parte perché c'è la consapevolezza di essere tornate alla solita vita, ma soprattutto perché quel vociare, quel rumore di altoparlanti, quei clacson a ripetizione appena si entra in macchina, sembrano proprio strani. Improvvisamente capisci che siamo abituati a vite molto rumorose, che non ci danno tregua. E la mia per prima. Sarà perché in redazione siamo in un open space e privacy è una parola che non si conosce. Sarà perché a casa tra bambina, amichetti vari e cani, i decibel sono sempre elevati. Sarà ancora perché a Milano c'è sempre un rumore infernale, ma io senza le mie pause di silenzio non saprei vivere. A volte mi chiedo se mi è così essenziale perché per averlo io devo andarmelo a cercare, questo benedetto silenzio, e, soprattutto, devo difenderlo a forza. Però, so che non lo apprezzerei così tanto se non avessi dei momenti in cui la risata di mia figlia mi sorprende e la telefonata di un'amica mi fa sorridere. Detto questo, c'è una cosa su cui dovremmo cominciare a riflettere: ci sono alberghi che, in nome del silenzio, non accettano i bambini e mi viene subito in mente che una spiaggia senza il loro vociare è molto più triste. Questo per dire che, secondo me, bisogna sempre stare attenti alle vie di mezzo, alle esigenze degli altri, a saper mediare. Lo so, molte di voi scoppieranno a ridere, perché, tanto per cambiare, conservo quella che voi definite una mia caratteristica. Ma, secondo me, davvero, il silenzio lo apprezzi quando è una pausa che ristora, non quando è una condizione da cui non puoi uscire. Eia stessa cosa vale quando sei in coppia. Ma, di questo, vi parla Silvia Sereni, nell'approfondimento a pagina 12.
Quando le parole non servono
II silenzio, si dice sempre, è d'oro.Perché, come spiega ora un libro, favorisce tutti i rapporti umani. Ma, in particolare, quello di coppia
di Silvia Sereni
Sono ancora una minoranza. Ma in un mondo tutto trilli di cellulari, musichette di sottofondo e rumori oltre i limiti di guardia che sembrano non lasciar più spazio a un secondo di pace, gli amanti del silenzio stanno aumentando a vista d'occhio. A New York, si sta diffondendo la moda di feste rigorosamente al riparo di qualsiasi tipo di rumore, musica compresa. In Europa, è nata una catena di alberghi, signi
ficativamente chiamata Relais du silence, che garantisce soggiorni tranquilli. Al cinema, sono sempre di più i registi convinti del potere comunicativo del silenzio che scelgono di enfatizzare scene prive di audio. Basta pensare a Ferro 3 di Kim Ki-Duk, film in cui gli attori si scambiano pochissime parole. E ora è uscito un libro il cui titolo, oltre che a un gentile invito, equivale a una parola d'ordine: Riscoprire il silenzio, a cura di Nicoletta Polla-Mattiot (Baldini Castoldi Dalai editore, 14,40 euro).
Un magico intervallo
II silenzio, spiegano i diversi autori dei saggi contenuti nel libro, non è solo casuale assenza di rumore, ma è fatto di tante cose. Nella musica, ad esempio, l'intervallo tra una nota e l'altra è altrettanto importante dei suoni. E nella comunicazione umana le pause di silenzio sono fondamentali, in quanto indispensabile premessa dell'ascolto reciproco. Nel rapporto di coppia, soprattutto, il silenzio gioca un ruolo insostituibile. «In ogni relazione a due c'è quello che parla e c'è quello che ascolta», dice lo psicoanalista Alberto Schon, il cui contributo al libro si intitola Tessere di silenzio. «Così accade nella seduta psicoanalitica, tanto che spesso c'è qualcuno che si lamenta del fatto che noi analisti parliamo poco. Ma il nostro parlar poco è funzionale all'ascolto. La stessa cosa accade nella coppia. È importante che ciascuno sia capace di silenzio. Per ascoltare l'altro, ma anche per riflettere su ciò che è davvero importante dire».
Il silenzio che serve all'ascolto, dunque, non è un silenzio qualsiasi, ma capacità di creare dentro di sé uno spazio capace di accogliere, di sentire. «Il silenzio crea l'ambiente favorevole alle emozioni», dice Nicoletta Polla-Mattiot. «Nel senso che aiuta a esprimerle, con i gesti piuttosto che con lo sguardo. Ma, nello stesso tempo, contribuisce anche a farle nascere. Perché crea una pausa di concentrazione che aiuta a prenderne coscienza».
Quando la coppia funziona, a ben vedere, non c'è bisogno di tante parole. La loro assenza, che in tante situazioni può pesare come un macigno, diventa allora leggera come una piuma. L'uomo e la donna che si amano possono stare tranquillamente insieme a lungo senza dirsi una parola e senza il minimo imbarazzo. E senza avere necessariamente davanti un cielo stellato, un tramonto o un altro magnifico scenario naturale da contemplare. «Ma se all'orizzonte c'è anche il magico raggio verde, è ancora meglio», commenta Schon. «Questa possibilità di condivisione che non necessita di tante comunicazioni verbali si basa su quel patrimonio comune, quella sana complicità che sono alla base stessa del rapporto che funziona. Il messaggio tacito, in casi come questi, suona così: "So che con te si può, me lo posso permettere, senza pericolo di essere criticato o frainteso"».
Non diciamoci tutto
Ma l'intimità tra due prevede anche un altro tipo di silenzio, non meno importante. «È quello prodotto dal desiderio, o dall'istinto, di non dirsi proprio tutto», spiega Polla-Mattiot. «Perché è importante che ciascuno possa conservare uno spazio segreto dentro di sé. Solo così è possibile difendere la propria interiorità, evitando di annullarsi l'uno nell'altra. In un famoso romanzo di José Saramago, Memoriale del convento, c'è un personaggio femminile, Blimunda, dotato della capacità di leggere nel pensiero altrui. Ma Blimunda non usa la sua magica facoltà con l'uomo che ama. proprio perché non vuole privare il loro rapporto di quel margine di mistero che lo rende affascinante».
Ma il silenzio, nel rapporto a due. non ha solo una funzione positiva. In certe situazioni, niente può essere aggressivo come il rifiuto di esprimersi e comunicare. «In questo caso, il silenzio è usato come un esercizio di potere», dice Polla-Mattiot. «Si tratta di un atteggiamento considerato tradizionalmente tipico degli uomini. Lo dicono anche i miti: l'uomo ha il privilegio dell'uso della parola razionale, mentre la donna è vista, classicamente, come una chiacchierona che parla a ruota libera. Per cui, quando l'uomo, che, secondo questa tradizione, è quello che padroneggia le idee e sa esprimerle con le parole adatte, decide di osservare il silenzio, è capace di farlo pesare, di usarlo in maniera aggressiva, come se dicesse: "Io so o penso delle cose che non ti dico, e faccio a meno del dialogo con te". Ancora oggi, quando gli uomini usano il silenzio con premeditazione, possono farlo in maniera molto aggressiva».
Che la donna sia più chiacchierona dell'uomo è cosa ancora tutta da dimostrare. Tuttavia, dalla famosa Bisbetica domata di Shakespeare in qua, la donna troppo loquace e abile con le parole non ha mai goduto, tra gli uomini, di buona fama. «Che la piasa, la tasa e la staga a casa, dicevano da noi in Veneto almeno fino agli inizi del secolo scorso», ricorda Schon. «Non era carino, ma si pensava che andasse bene. Quel che è certo è che le donne, nei secoli, forse proprio per via dei limiti che la società imponeva loro, hanno sviluppato una notevole abilità nell'esprimersi attraverso il linguaggio non verbale, cioè il tono delle parole, lo sguardo, la postura. Anche questa, in fondo, è una forma di silenzio carica di significato».
Un'arte da coltivare
Insomma, nel rapporto a due la parola non è tutto e questo le donne lo hanno sempre saputo. Al punto che un altro primato che possono vantare è l'arte della civetteria. «Un ulteriore uso particolare del silenzio è quello che passa attraverso il dire una cosa per significarne un'altra», dice Polla-Mattiot. «E in questo le donne sono maestre. Vi siete mai ritrovate a dire all'uomo di cui aspettavate ardentemente l'invito a cena: "Che bello che mi hai invitata"? Sicuramente no. Al massimo, al posto vostro parlerà lo sguardo». Perché dire la verità è una bella cosa, ma, in certi casi, non è un peccato mimetizzarla sotto il velo del silenzio. Che, a volte, riesce magicamente a rendere la vita più bella da vivere.■
BOX
NO AL RUMORE
■ Hai la disgrazia di avere una discoteca proprio sotto casa? Sei afflitta da un vicino che suona la batteria in piena notte? Ti disturba il rumore di un impianto industriale? Telefona a Missione rumore (0229419090) oppure clicca su: www.missionerumore.it. Sono i recapiti dell'Associazione italiana per la difesa dal rumore, un sodalizio senza fini di lucro che si autofinanzia con le quote degli iscritti e che è nato per difendere i diritti delle persone danneggiate dall'eccesso di rumore. «Noi e i nostri esperti mettiamo a disposizione di chi ne ha bisogno informazioni e consigli», dice il presidente Giorgio Campolongo. «Inoltre organizziamo convegni scientifici volti a promuovere la ricerca». Chi vuole può anche scaricare dal sito un testo che contiene una riflessione sui limiti della musica diffusa nei ristoranti, nei bar o altrove, da lasciare, come stimolo alla discussione, nei luoghi pubblici. Inoltre, chi vuole sapere di più sui vari riflessi dell'inquinamento acustico sulla vita di oggi può leggere La città in concerto di Silvia Zambrini (Auditorium edizioni).
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YCD asd, 8 set 2009, 10:34
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