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tuttolibri n°1450

Lontano e vicino

Il silenzio, medicina contro le parole vuote

di Enzo Bianchi

Per i cristiani la quaresima è un tempo "altro", contrassegnato da una maggiore sobrietà nello stile di vita quotidiana, che comprende anche una più vigile disciplina nell'uso della parola, attraverso tempi e spazi di solitudine e di silenzio: far tacere parole e presenze attorno a sé ha la funzione di disciplinare il rapporto tra la parola di Dio e le parole umane.
Ma forse non sono solo i cristiani a poter trarre beneficio dal "riscoprire il silenzio", come invita a fare un interessante studio interdisciplinare a più voci. Nicoletta Polla-Mattiot ha riunito attorno a un progetto insolito - scrivere «un libro che parla del silenzio, anzi dei silenzi» nella consapevolezza, ricordata da Paolo Mauri nella prefazione, «che il silenzio in realtà non esiste» - docenti di antropologia culturale e di scienze della comunicazione, giornalisti, traduttori, critici d'arte e di letteratura, psichiatri e psicanalisti, neurologi ed esperti di retorica, linguisti e psicoterapeuti, il tutto per aiutare il lettore a muoversi con sapienza «fra ascolto e comunicazione».
«Tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull'anima: con il corpo, con il cuore, con lo sguardo. Non basta fare dei gesti». Parola di uno, il mimo Marcel Marceau, che da decenni da spettacolo e dice infinite cose senza proferir verbo. Il libro ci parla della grammatica del silenzio, ma anche del suo sintonizzarsi sull'anima; analizza i silenzi nel cinema e nella pubblicità; fa emergere la forza del nondetto nella letteratura; interpreta i mutismi patologici e il saggio saper tacere, scava nelle loro origini e indaga sulle conseguenze volute o impreviste. Del resto è esperienza quotidiana di ciascuno di noi la necessità del silenzio per far nascere una parola autorevole, comunicativa, penetrante, ricca di sapienza e di capacità di comunione: quante volte, invece, ci pare di ascoltare parole "vane" perché non originate dal silenzio, parole vuote di senso che altro non sono che rumore, affiorare vociante dei peggiori sentimenti che ci abitano.
Eppure oggi è diventato così difficile volere il silenzio, crearlo, viverlo... Il silenzio è il grande assente dalla nostra società, dalle nostre città, dalle nostre case, dai nostri corpi, insomma, dalla nostra vita. La modernità ha significato anche trionfo del rumore, ci ha imposto una perdurante condizione di non silenzio, di non pausa a tutti i livelli e in ogni circostanza della nostra esistenza. Gli effetti di questa dominante del rumore assordante si riflettono sulle persone, sempre meno capaci di «vivere consapevolmente il tempo», sempre meno disposte ad acquisire una vita ulteriore profonda e ad esercitare la comunicazione attraverso tutti i sensi, anche quelli spirituali. Si teme il silenzio come se fosse un abisso vuoto, da riempire a ogni costo con un rumore qualsiasi, mentre in realtà è ciò che permette di ascoltare "bene" la vita.
È proprio l'articolarsi del silenzio con l'ascolto e la parola, il loro arricchirsi reciproco che diviene il messaggio forte del testo: «un silenzio che non si contrappone come antitesi alla parola, ma che con essa si integra, giocando un ruolo dinamico, essenziale». Allora non ci resta che accogliere l'invito della curatrice a «difendere un'appetibilità e nobiltà del tacere, renderlo più accessibile e, a volte, necessario e praticabile: se siamo riusciti in questo, lo scopo del libro è raggiunto. Il resto è silenzio».

L'articolo sul sito de La Stampa